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 RASSEGNA STAMPA
 

MOSTRA "IN tasca il TEMPO" | 29.06.2007 - 02.09.2007
IN tasca il TEMPO è una Mostra che propone i lavori fotografici (circa centocinquanta) di un  folto gruppo di studenti frequentanti i corsi di “Teoria e metodo della Fotografia” tenuti da Mario Cresci dalla fine degli anni Novanta alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti), all’Accademia di Belle Arti di Brera, al Corso di Design del Politecnico di Milano, all’ ISIA di Urbino e alla Fondazione Marangoni di Firenze.

IN tasca il TEMPO è una Mostra che propone i lavori fotografici (circa centocinquanta) di un  folto gruppo di studenti frequentanti i corsi di “Teoria e metodo della Fotografia” tenuti da Mario Cresci dalla fine degli anni Novanta alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti), all’Accademia di Belle Arti di Brera, al Corso di Design del Politecnico di Milano, all’ ISIA di Urbino e alla Fondazione Marangoni di Firenze.

Del tutto differenti in quanto a tematiche, tipo di ricerca, stile e orientamento espressivo, i lavori sono accomunati dal medesimo tipo di supporto, il mitico taccuino da viaggio noto come Moleskine, che in passato è stato il compagno di viaggio di artisti e scrittori come Van Gogh, Matisse, Picasso, Breton, Hemingway, Chatwin, Sepùlveda ecc.

All’interno del suo programma di studi Cresci ha messo a punto questo singolare progetto didattico che sollecitava gli studenti ad impaginare le proprie fotografie sul piccolo e leggendario taccuino; la versione impiegata è quella con le pagine a soffietto - il cosiddetto “Album giapponese”- giudicata la più idonea a supportare una sequenza narrativa di circa quaranta immagini unitamente ai testi di accompagnamento. Un supporto “tascabile” per conoscere, trascrivere e memorizzare la conoscenza del mondo attraverso le varie scritture della rappresentazione, in cui anche la fotografia diventa una modalità per raccogliere appunti visivi, icone e per raccontare storie; soprattutto per imparare a rielaborare le emozioni che si incontrano non solo nei lunghi viaggi realizzati in luoghi lontani ma anche in quelli brevi e spesso persino più intriganti della vita quotidiana.

E’ stato detto che Moleskine - i celebri taccuini che prendono il nome dalla caratteristica rilegatura in tela cerata- sono le “ali” che segnano e attraversano il Novecento “simili a una cometa nera e lucidissima, feticci insieme sentimentali e necessari a partire da quella generazione che glorificò e patì, ad apertura di secolo, il gioco e il sangue, il cielo di Parigi macchiato da velocissime nubi atlantiche e le trincee del primo grande conflitto mondiale. Guillaume Apollinaire e le avanguardie storiche, Giuseppe Ungaretti e i suoi versi ossificati, fumanti di trincea, Ernest Hemingway ovvero il vitalismo come schermo della fragilità”.

Sulle pagine bianche del taccuino Moleskine le fulminanti visioni di Henri Matisse hanno trovato la loro prima accoglienza. Moleskine è stato diario di guerra, viaggio, avventura, contemplazione, percezione immediata. Louis Ferdinand Céline vi vomitava sopra la sua rabbiosa, paranoica, putrida e geniale sintassi, ossia l'inconfondibile musica di un odio che avrebbe voluto polverizzare il mondo.

Il Moleskine è stato anche il bagaglio indispensabile di molti scrittori-viaggiatori, e in primo luogo di Bruce Chatwin - il santo e lo snob fatto diventare un'icona politicamente corretta, come se si trattasse di Luis Sepúlveda - cioè di colui che meglio ha saputo rappresentare il connubio tra velocità e contemplazione. Lo scrittore-viaggiatore Bruce Chatwin comprava i suoi moleskine in una cartoleria parigina di rue de l'Ancienne Comédie. Ne faceva sempre una scorta prima di partire per uno dei suoi viaggi. Aveva un suo rituale messo a punto negli anni: prima di usarli ne numerava le pagine, scriveva all'interno il suo nome e almeno due indirizzi nel mondo, con la promessa di una ricompensa per chi lo restituisse in caso di smarrimento. Suggerì questo sistema anche all'amico Luis Sepúlveda quando gli regalò, per il viaggio in Patagonia che avrebbero dovuto fare insieme, un prezioso Moleskine. Prezioso perché ormai non se ne trovavano più. Nell'86 era venuto meno anche l'ultimo produttore, una piccola azienda familiare di Tours.”Le vrai moleskine n'est plus”, questo il lapidario annuncio della proprietaria della cartoleria a Chatwin che ne aveva ordinati cento prima di partire per l'Australia. Chatwin comprò tutti i moleskine che riuscì a trovare, ma non furono abbastanza.

Dopo molti anni, dal 1998 il Moleskine è riproposto in Italia dalla ditta Modo & Modo in una serie di modelli adatti a molteplici funzioni.

"C'è una differenza tra scrivere sul momento e scrivere a distanza, al riparo da tutto. Quando si scrive a distanza si casca subito nella generalità e tutto prende un aspetto di completezza del pensiero. Si fa avanti una teoria delle cose che hai visto, e una teoria tende sempre a colmare i buchi sostituendo le domande con risposte. Se invece annoti quel che accade all'istante, non capisci molto, però le scene hanno il senso d'un limite nella tua esperienza. Scrivi a partire dal punto in cui sei, ai limiti di qualcosa che non si sa. Il Moleskine - se vogliamo - è anche questa presa d'atto di irriducibilità del pensiero, delle forme e delle visioni a lasciarsi ricomporre in un centro perduto per sempre". (Gianni Celati)

Enrico De Pascale

 

GIOVANNA BOLOGNINI ( Bergamo 1957)
LA RUOTA DEL TEMPO
Scultura 2004 - 2007

La libertà è come un filo, da dipanare con pazienza. In questo assunto etico e poetico risiede la sintesi del lavoro dell’artista. Armoniose tessiture metalliche, siano esse prestate alla realizzazione di forme monumentali o di formati di scala ridotta, modulano più che modellare lo spazio. L’obbligata lentezza esecutiva, l’operare secondo un ritmo antico, la ripetitività dei gesti si addicono alla manipolazione del filo di ferro, scelta quale costante linguistica elementare, povera, essenziale. L’interazione della luce con le forme veste di un fascino particolare le opere dell’artista che accolgono, invitano ad essere vissute, abitate, percorse, cercano e rendono praticabile l’incontro.

Nel rappresentare il ciclo della vita interiore dell’uomo LA RUOTA DEL TEMPO ne sottolinea la circolarità, manifestando nel contempo le inevitabili irregolarità che lo caratterizzano.   

GIORNI NOSTRI: 1951-1959

Il tempo fissato nelle straordinarie immagini dell’Archivio Fotografico Cristilli è quello degli anni 50’ visto in alcune feste significative per la comunità clusonese.

Ci sono le feste civili con l’inaugurazione del nuovo monumento ai caduti realizzato da Tilio Nani; ci sono le feste religiose con il cinquantenario dell’Incoronazione della Vergine del Paradiso e la visita del cardinal Roncalli; ci sono le feste sportive con l’inaugurazione dei nuovi campi da tennis. Il tutto è completato da altre solennità minori celebrate con cortei, processioni e spettacoli teatrali.

Comunicato stampa