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 RASSEGNA STAMPA

Antonio Cifrondi (Clusone 1656 - Brescia 1730)

L’esposizione presenta una ridotta ma significativa selezione di opere del pittore clusonese Antonio Cifrondi (Clusone 1656-Brescia 1730), attivo tra Bergamo e Brescia a cavallo tra Seicento e Settecento, provenienti da raccolte sia pubbliche che private. Ricordato dalle fonti come artista prolifico e dotato di eccezionale rapidità esecutiva, Cifrondi, che fu coetaneo di Fra’ Galgario (1655-1747) e poco più anziano di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (1689-1767), ha realizzato nell’arco di mezzo secolo un’impressionante quantità di opere (più di quattrocento tra pale d’altare, cicli di affreschi, ritratti, scene di vita quotidiana) in gran parte ancora conservate nelle chiese e nelle dimore del territorio bergamasco e bresciano. Benchè di dimensioni necessariamente limitate, la mostra ha però il pregio di presentare ciascuno dei generi frequentati dall’artista al più alto livello qualitativo. Cifrondi infatti, che per qualche decennio fu dominatore quasi incontrastato del mercato artistico locale, nonché titolare di una operosa bottega di cui era membro anche il fedele fratello Ventura, non fu sempre in grado –nonostante il talento e la perizia tecnica- di conciliare quantità e qualità. Realizzate in più di mezzo secolo di carriera, le sue opere possono talvolta risultare sommarie e ripetitive, stanche e superficiali, forse perché indirizzate a un mercato periferico, meno esigente o con minori disponibilità. Viceversa nelle occasioni importanti e per le committenze più impegnative, il clusonese sa essere pittore estremamente originale e talentuoso, poetico e immaginifico, in grado di elaborare una sua personale interpretazione della vita indagata nei suoi molteplici aspetti, anche i più modesti e banali. In tal senso l’artista è considerato a giusto titolo un esponente di spicco di quella tradizione artistica lombarda, altrimenti nota come “pittura della realtà” (Vincenzo Foppa, Alessandro Moretto, Girolamo Savoldo, Giovan Battista Moroni, Giovan Paolo Cavagna, Carlo Ceresa, Evaristo Baschenis, Fra’ Galgario, Giacomo Ceruti ecc.) studiata e presentata per la prima volta dal critico d’arte Roberto Longhi nella celebre rassegna “I pittori della realtà in Lombardia” (Milano, Palazzo Reale,1953) e che ha nella lucida adesione al dato naturale e nell’umana partecipazione ai fatti della vita quotidiana le sue caratteristiche distintive.